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Gli anni della Luna

1950-1972: l’epoca d’oro della corsa allo spazio

  • Book
  • © 2009

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Part of the book series: I blu (BLU)

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Table of contents (9 chapters)

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About this book

Gli anni della Luna ripercorre la storia dell’astronautica durante il periodo più esaltante della conquista dello spazio, quello compreso tra il lancio dello Sputnik, nel 1957, e l’ultima missione lunare portata a termine dall’Apollo 17 nel 1972.
Lo spazio, immaginato, raccontato e disegnato da artisti e sognatori durante gli anni Cinquanta, viene finalmente raggiunto con il “compagno di viaggio” russo nell’ottobre del ’57. E’ l’inizio di una nuova era, che si guadagna presto le copertine e le prime pagine delle riviste più famose.

Leggendo quello che si raccontava un tempo emerge lo spaccato della nostra società, e del mondo che la circondava con le sue inquietudini e le sue speranze.

Reviews

"Gli anni d’oro dell’avventura spaziale

Il quarantesimo anniversario dello sbarco sulla Luna è stato celebrato in Italia con molte iniziative, a dimostrazione di un interesse per le imprese spaziali insolito nel nostro paese, dove l'atteggiamento culturale più diffuso verso astronauti e astronavi è di indifferenza, quando non di diffidenza. Ma gli appassionati non mancano neanche da noi, e uno di loro è certamente Paolo Magionami, storico della scienza e divulgatore, la cui preziosa raccolta di riviste e quotidiani d'epoca a tema spaziale è stata al centro di numerose esposizioni. E gli è servita come ispirazione per questo Gli anni della Luna (Springer, pp. 240, euro 19,00), appassionata e puntuale ricostruzione della corsa allo spazio, dal 1957 al 1972, e di come la raccontarono stampa e tv. Una ricostruzione che è anche un po' una storia del giornalismo di allora, dove le vere protagoniste non sono le foto dell'Apollo e della Luna ma le copertine e le prime pagine su cui apparvero."

Cdg – Le Scienze, agosto 2009 

"Attrazione lunare

Quarant’anni fa il primo “piccolo passo” di Armstrong sulla Luna Per noi tutti era la destinataria romantica dell’attenzione di poeti e scrittori. Per i tecnici della Nasa, che la vedevano sorgere dietro le rampe di lancio di Cape Kennedy, era un obiettivo politico-militare della guerra fredda. In entrambi i casi l’interesse per la Luna è stato enorme. E ora? A quarant’anni dalle prime clownesche (parola di Dario Fo) giravolte sulla sua superficie, davvero ha perso ogni appeal? Forse no. La Nasa ha appena annunciato la partenza di un ambizioso programma per la ricerca di ghiaccio lunare (v. articolo in basso). E dell’impresa di quarant’anni fa si scrive ancora. Un giovane esperto di comunicazione scientifica, Paolo Magionami, che il fatidico 20 luglio 1969 ancora nonc’era, ripercorre appassionatamente ne Gli anni della Luna (Springer ed.) i vent’anni della corsa allo spazio fino alla chiusura del progetto Apollo nel 1972. Che ruolo ha avuto la comunicazione nel creare e far crescere la fascinazione dell’opinione pubblica planetaria per la conquista della luna? Magionami usa soprattutto la stampa, estera e nazionale, per restituire il sapore di quegli anni in cui le questioni spaziali (e lunari) conquistarono progressivamente titoli a nove colonne. L’impresa titanica di portare 12 uomini sulla luna, in 6 allunaggi tra il 1969 e il 1972, coinvolse 400.000 uomini, tra centri spaziali e industrie, in uno sforzo paragonabile a quello del Progetto Manhattan. Il motore fu il celeberrimo discorso di Kennedy al Congresso nel maggio 1961. Dovevano trascorrere altri 8 anni prima di «portare un uomo sulla Luna e riportarlo indietro», ma la corsa tra superpotenze era già in atto. Con l’Urss in vantaggio. Da quando aveva agguantato per prima lo spazio con lo Sputnik non aveva mollato più. Al primo satellite artificiale erano seguiti altri obiettivi, tutti centrati: si può arrivare sulla Luna? E il Lunik II si era sacrificato sulla sua superficie il 12 settembre 1959. Gli esseri viventi possono volare nello spazio? E – come scrive Magionami – un intero zoo iniziò a popolare razzi e capsule. E l’uomo? Ed ecco Yuri Gagarin, faccia pulita e giuste origini contadine, strappato alle amate partite di biliardo, primo uomo nello spazio il 12 Aprile 1961. Gli Usa sempre a rincorrere. Finché in quella primavera del 1961 Kennedy promette all’America la fine delle umiliazioni. Si pagherà un prezzo di sangue: il 27 gennaio 1967 sono in programma simulazioni sull’Apollo 1. L’equipaggio è comandato da Virgil Grissom, uno degli Original 7, come sono chiamati i primi astronauti selezionati dalla Nasa per il progetto Mercury (quello che doveva dimostrare la possibilità di sopravvivenza dell’uomo nello spazio). Ma stavolta lacapsula arde come una torcia sulla rampa, uccidendo un simbolo dell’astronautica americana proprio mentre gli Usa per la prima volta sono in vantaggio. L’America reagisce e spinge sull’acceleratore. Il segreto dell’Apollo 11 è un cocktail di idee spregiudicate (e vincenti) e di trucchi da bricoleur della domenica. Il Lem, modulo lunare leggero per portare gli astronauti sul suolo lunare (in cui nessuno credeva), è presentato la prima volta a Von Braun da un oscuro ingegnere della Nasa con un modellino così descritto da Magionami «un tappo di spumante con una base cilindrica che si reggeva in piedi grazie a cinque graffette metalliche». E che dire della provvidenziale penna usata da Armstrong al posto della levetta rotta, grazie alla quale i motori del Lem si riaccendono riportando a casa lui ed Aldrin? Il “piccolo passo” di Armstrong era stato preceduto da molti altri milioni di passi."

Lucia Orlando, Europa, luglio 2009

 

"Questo di Paolo Magionami è un libro interessante che ben si inserisce tra le varie altre opere pubblicate negli ultimi tempi, a cavallo tra anniversari molto importanti per la storia dell’umanità, prima ancora che per quella della tecnologia e dell’astronautica (i cinquant’anni dal primo Sputnik, i quaranta dal primo sbarco umano sulla Luna). Una delle particolarità del volume sta nel fatto che l’autore, fisico di formazione e storico della scienza, come egli stesso sottolinea nella bella prefazione del volume, non ha un ricordo diretto dei fatti di cui narra, perché all’epoca del loro svolgimento ancora non c’era, "se non nei pensieri di mia madre e di mio padre". Lo spunto per mettere mano a quest’opera gli venne fornito un paio di anni fa, in occasione di una mostra di riviste d’epoca a tema spaziale, durante la quale gli capitò di scambiare qualche parola con una coppia matura che, nell’ammirare un fascicolo di Epoca del gennaio 1969,recante in copertina la famosa fotografia della Terra che sorge dietro la Luna scattata dall’equipaggio dell’Apollo 8, aveva iniziato a scambiarsi ricordi su quell’immagine già vista negli anni indimenticabili della corsa alla Luna. L’autore, proprietario della collezione di giornali in esposizione, non aveva potuto esimersi dal farsi avanti e mettersi a chiacchierare con quelle persone, condividendone l’emozione nel sentirsi rievocare quei fatti ormai lontani nel tempo, ma ancora così indelebilmente scolpiti nella loro memoria: e fu proprio in quel momento che decise di scrivere questo libro, basandolo sulla rilettura di quanto pubblicato dalle riviste del "ventennio d’oro dell’astronautica", come giustamente egli definisce quel periodo magico tra gli anni Cinquanta e gli anni Settanta del secolo scorso che racchiude il lancio del primo Sputnik sovietico e gli sbarchi lunari statunitensi del programma Apollo. È quindi un libro sulla storia dell’astronautica nel suo periodo migliore, ma è anche e soprattutto un’immersione totale nei fatti e nel costume di un’intera epoca ormai scomparsa, in cui sulle pagine delle riviste del tempo apparivano – spesso in bilico tra scienza, fantasia e ingenua anticipazione – ampi servizi sulle prodigiose imprese spaziali col contorno della pubblicità (già allora onnipresente) e di altri articoli dedicati alle celebrità, alle mode e alla cronaca, con molti punti in comune con quanto – come rilevato dall’Autore – avviene ancora oggi. Con queste premesse e il substrato culturale su cui va a innestarsi, in aggiunta all’evidente competenza di chi scrive nel padroneggiare le metodologie della storiografia della scienza, l’opera raggiunge l’obiettivo di narrare la corsa allo spazio, inquadrandola pienamente nel contesto del suo tempo, delineando così uno spaccato molto interessante ed intenso di tutta un’epoca e creando i pieni presupposti perché chi c’era possa vedersi tornare alla mentefatti e personaggi, magari accantonati in un angolo della memoria, ma pronti a riaffiorare appena lo stimolo giusto viene a richiamarli. Nello stesso modo è rilevante anche per chi non c’era, che potrà ora appassionarsi ed emozionarsi di fronte alla rievocazione di quei fatti apparentemente così lontani e superati dall’evolversi del tempo. I1 libro – suddiviso in nove capitoli più bibliografia e due appendici dedicate rispettivamente alla conquista di Marte (il periodo preso in considerazione è lo stesso del resto del volume, andando dalle prime sonde al 1972 col Mariner 9) e all’Italia nello spazio (con la descrizione del Progetto San Marco di Luigi Broglio) – è ben scritto ed approfondito e la trattazione della materia mai pedante o noiosa, pur nella meticolosa e puntigliosa rievocazione dei fatti storici, a dimostrazione che l’autore si è ben documentato, consultando le fonti d’epoca, e di questo gli va reso pieno merito perché il risultato del suo lavoro è piacevole e certamente consigliabile. La nostra pignoleria, forse esagerata, ci ha portato a riscontrare imprecisioni in alcuni dettagli, molto probabilmente addebitabili ad errori contenuti nelle variegate e non sempre precisissime fonti giornalistiche consultate: per esempio, a pag. 142 è riportato che l’astronauta Frank Borman era colonnello dell’Esercito, mentre in realtà apparteneva all’Aviazione; a pag. 147 si narra dell’incidente occorso a Neil Armstrong mentre effettuava un test su quello che, dal contesto, appare essere il Modulo Lunare, mentre in realtà si trattava di un simulatore costruito per permettere ai piloti di prepararsi alla guida del vero veicolo lunare; ancora, a pag. 196 troviamo scritto che Alan Shepard effettuò un esperimento di telepatia durante la missione Apollo 14, mentre a fare ciò fu il collega Edgar Mitchell. Niente di grave, comunque, né tale da inficiare minimamente, a nostro parere, la qualità di questo libro, che rimane notevole. Unulteriore tocco di distinzione in più viene dall’apparato iconografico a corredo del testo: le immagini, tutte in bianco e nero, rivestono un particolare interesse storico perché sono quasi esclusivamente costituite da pagine di quotidiani e copertine di riviste d’epoca, con appropriate didascalie che illustrano i dettagli della pubblicazione e i contenuti degli articoli. Concludendo la prefazione, Magionami scrive: "Che abbiate udito il vagito dello Sputnik, visto Modugno e la Lollobrigida salutare Gagarin, Tito Stagno e Ruggero Orlando acclamare i tre dell’Apollo, se c’eravate o meno durante gli anni della Luna, comunque sia, spero che questo libro possa regalarvi qualcuna di quelle emozioni, o solo un semplice: «Mi ricordom»". Per noi che c’eravamo, e passammo davvero la "notte della Luna" ascoltando Tito Stagno e Ruggero Orlando, la lettura di questo testo ha suscitato ben più di un semplice ricordo, facendoci tornare col pensiero a quei giorni gloriosi e irripetibili, oltretutto vissuti con l’entusiasmo dell’adolescente che apre la propria mente ad un futuro dalle prospettive apparentemente illimitate. Da parte nostra, quindi, non possiamo non ritenere la missione dell’autore perfettamente riuscita."

MARCO ORLANDI, Giornale di Astronomia, 2009, 4

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